SOCIETA’ DOLCE ISTITUISCE IL PRIMO ORGANO DI CONTROLLO SULLA QUALITA’ DEI SERVIZI PRIVATI
Bologna, 28 giugno 2016
Un buon lavoro, una moglie e una figlia di due anni, una villetta con un piccolo giardino: era questa la normale vita di Edoardo, 41 anni, prima dell’ictus che l’ha colpito un anno fa. Dopo la corsa all’ospedale, l’intervento e un lungo ricovero, è arrivato l’atteso momento di tornare a casa: “Paradossalmente in ospedale è stato più facile, c’erano la psicologa, la riabilitazione, uno spazio protetto – racconta Linda, la moglie – e una volta fuori ci siamo trovati soli, in una realtà del tutto nuova, nessun aiuto, né supporto. Servivano ausili e per ogni visita o seduta erano permessi dal lavoro e difficili spostamenti da organizzare.”
Solo dopo molte porte sbattute in faccia e desolate scuse d’impotenza da parte dei servizi, Edoardo si è rivolto ad un servizio privato, per eseguire la fisioterapia a domicilio, con ottimi risultati.
Se è vero che ricorrere a un aiuto privato è a volte l’unica soluzione di fronte alla lentezza, o latitanza del servizio pubblico, è altrettanto reale che nessuno controlla queste prestazioni. Chi le presta? Con quale preparazione e qualità?
L’allungarsi dell’aspettativa di vita e la crescita di patologie croniche hanno creato un bisogno diffuso di prestazioni sanitarie e assistenziali private, cui Società Dolce ha risposto con Assistiamo, servizio d’interventi sanitari e assistenziali, specializzato in fisioterapia e ponendosi il problema di garantire ai fruitori la qualità.
È nato così il Comitato Consultivo Misto, primo caso in cui un privato si sottopone volontariamente al controllo di un organismo esterno, formato da utenti, familiari, rappresentanti dell’Ordine dei Medici e dell’Ordine dei Farmacisti, amministratori di sostegno ed ANCI per l’ente pubblico, che garantisce professionalità degli operatori, rispetto della deontologia e controllo.
“I principali problemi sui quali siamo intervenuti hanno un comune denominatore – spiega Sara Saltarelli, responsabile Servizi alla Persona di Società Dolce – e cioè urgenza, risposte personalizzate, ascolto. La gente chiede di essere supportata nel rientro a casa, di avere qualcuno che li informi sulle possibili soluzioni e li aiuti nel disbrigo di pratiche, di poter continuare le cure, in particolare riabilitative, senza doversi spostare. E noi oggi lo garantiamo.”
Le difficoltà legate alla continuità di cura sono emerse chiaramente dalla ricerca pilota presentata oggi: “Storie di malattia e presa in carico. Lo sviluppo di modelli organizzativi per la continuità di cura”, uno studio condotto dal centro di ricerca APS, su due regioni del nord Italia. L’obiettivo? “Migliorare la presa in carico di persone affette da malattie croniche, o che necessitino di una riabilitazione e cura a domicilio – spiega Giovanna Ferretti, ricercatrice – favorendo un sistema integrato tra sanitario e sociale e superare la frammentazione dei servizi.”
Santina Nucci, 76 anni, vive sola e dopo un intervento all’anca e pochi giorni di degenza, è stata dimessa: “Ero felice di tornare a casa, ma quando l’ambulanza se n’è andata, non potevo contare su nessun aiuto. Sono sempre stata bene e non sapevo come attivare i servizi e certamente non potevo fare da me. L’unica soluzione è stata il servizio privato, che mi ha anche seguita nella richiesta di aiuti pubblici e che, in due mesi di fisioterapia, mi ha rimessa in piedi.”
Oggi Santina dà il suo contributo al Comitato di Assistiamo, con suggerimenti e buone prassi da consolidare.
Leggi “Così la Dolce ci assiste” – Il Resto del Carlino Bologna