Dalle circa 3.800 persone con patologie croniche o degenerative, impossibilitate ad essere assistite a casa e prese in cura nel 2009 dagli hospice emiliano romagnoli, si è arrivati ad oltre 5.000 nel 2020. Anche le giornate di degenza sono cresciute: da poco più di 67.000, a poco meno di 87.000.
Eppure, questi luoghi eletti per le cure palliative, capaci di migliorare la qualità di vita dei malati con malattie inguaribili e delle loro famiglie, in Italia non sono ancora regolati da un sistema tariffario nazionale.
La Giunta regionale dell’Emilia Romagna, con la delibera n. 613 del 3 maggio 2021 “Adeguamento della tariffa per prestazioni erogate dalle strutture residenziali per le cure palliative (hospice) della regione Emilia-Romagna a decorrere dall’1/01/2021” ha portato il contributo giornaliero per paziente dai 197 euro di undici anni fa, a 230 euro. Un ritardo che è pesato interamente sui gestori, capaci tuttavia di mantenere alta la qualità dei servizi.
Le nuove tariffe permetteranno d’investire ulteriormente nella personalizzazione dell’intervento, in una logica di continuità delle cure a persone estremamente fragili, come spiega con soddisfazione Pietro Segata, presidente di Società Dolce, gestore dell’hospice “Villa Adalgisa” di Ravenna: “Apprezziamo che nonostante l’emergenza Covid, l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, abbia saputo chiudere un capitolo aperto da troppo tempo. In questi anni abbiamo garantito la migliore assistenza e appropriatezza delle cure, ma da oggi potremo operare con maggiore serenità e innovazione”.
Anche Alberto Alberani, presidente di Legacoopsociali Emilia Romagna, apprezza la svolta: “La Regione – dice – ha recepito le richieste degli enti del Terzo Settore gestori di hospice, dopo un importante confronto e dialogo fra diversi soggetti. In particolare, la delibera riconosce gli interventi svolti da professionisti altamente qualificati, remunerando adeguatamente il costo giornaliero di un servizio molto complesso e condizionato da tante variabili, non solamente sanitarie. Non è casuale che in questi anni la rete degli hospice abbia evidenziato l’importanza dell’incontro fra vari soggetti, quali cooperative sociali, fondazioni, associazioni di parenti, volontariato, aziende sanitarie locali, Regione, determinando servizi che cercano di valorizzare i diversi apporti. Legacoopsociali Emilia Romagna è stata con grande piacere sollecitata da Società Dolce, che come Proges e Auroradomus gestisce un importante hospice, permettendo il rafforzamento della rete dei diversi gestori, anche attraverso un confronto con i tanti sistemi di accreditamento regionale.”
L’accreditamento degli hospice prevede, per i prossimi mesi, una novità: la figura del direttore sanitario, come per i servizi della salute mentale e delle dipendenze: “Un riconoscimento – continua Alberani – dell’importanza di questa tipologia di servizi, per i quali ci aspettiamo che anche grazie ai fondi del Pnrr, possa prevedersi un aumento di posti e di nuovi servizi.”
Michela Bolondi, presidente di Proges e gestore dell’hospice di Piacenza “La Casa di Iris”, sottolinea la collaborazione tra gli hospice emiliano-romagnoli al tavolo congiunto con la Regione e l’obbiettivo raggiunto. Tariffe ferme da oltre dieci anni, senza nessun adeguamento economico, a fronte di costi di gestione sempre più alti, a cui si sono aggiunte variabili significative, messe in luce dall’emergenza pandemica: “La filosofia dell’hospice – spiega Bolondi – è di attivare le giuste cure palliative per il paziente e per la sua famiglia. Le risorse economiche sono fondamentali per rendere la permanenza del malato e dei suoi cari il più protetta possibile e “su misura”. Formazione per il personale su accompagnamento, accoglienza e cura, supporto di figure esterne, attività finalizzate, presidi e ausili in aggiunta a quelli classici. “La casa di Iris” ha puntato sulla formazione, con un costo sostenuto quasi interamente dal gestore, ma ha permesso di rispondere bene a tutte le sollecitazioni. Durante la pandemia si è rimodulata l’organizzazione, considerando tutti i pazienti in ingresso potenzialmente positivi. In collaborazione con la Rete delle cure palliative e con l’Ausl abbiamo attivato progetti speciali, dove sono state riconosciute le spese aggiuntive sostenute per il Covid”.
L’hospice di Piacenza è supportato dall’Ausl e dall’associazione “Insieme per l’hospice” fin dal 2011. I volontari sono una risorsa preziosa, come i familiari, molti dei quali hanno effettuato donazioni. La sensibilità e l’attenzione non sono mai mancati. Nemmeno dalla Regione: “L’aumento di retta – conclude Bolondi – servirà ad implementare percorsi di miglioramento e coprirà costi di gestione insostenibili coi parametri di undici anni fa e un 2020 in prima linea”.
Dei volontari parla anche Mario Pretolani, consigliere dello IOR, Istituto oncologico romagnolo: “Gli hospice hanno continuato a vivere grazie al volontariato, che raccoglie donazioni a sostegno delle attività svolte. Il contributo che lo IOR porta all’hospice di Ravenna è molto apprezzato dalla base dei nostri volontari e resta un punto importante nella nostra attività, perché le cure palliative, per una persona terminale, significano migliore qualità di vita, minore sofferenza e assistenza da parte di personale altamente specializzato. È un accompagnamento insostituibile. La delibera della Regione ci permette di investire, migliorando i servizi e potenziando l’assistenza domiciliare per i pazienti dimessi dagli hospice”.
Ma questo sarà un nuovo capitolo su cui lavorare.