Società Dolce antisindacale? Pietro Segata, presidente della cooperativa non ci sta ed intende ripristinare la verità dei fatti sullo strumento della Banca ore, contestato da SGB sulla stampa, anche con affermazioni inesatte.
“La Banca ore – spiega Segata – è uno strumento utile, che dà ai lavoratori certezza retributiva e contributiva. Inizialmente anch’io non ne avevo compreso tutte le potenzialità e sono state proprio le sigle sindacali maggiormente rappresentative a mostrarmene i vantaggi”.
Intanto, è bene precisare che la Banca ore non è un’invenzione di Società Dolce, bensì è un obbligo introdotto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro della cooperazione sociale, nonché prassi diffusa da tempo in tutta Italia, nell’impiego pubblico e privato. È grazie alla Banca ore, se la cooperazione si è emancipata dallo ‘stigma’ di rapporti di lavoro a ore percepiti come ‘a cottimo’ e di ‘intermediazione’ di mano d’opera.
Eppure, l’accanimento di SGB su questo utile strumento, che ai lavoratori porta diversi vantaggi, tra i quali la garanzia di un contratto a tempo indeterminato, che permette loro di richiedere mutui o prestiti, è irremovibile.
“Sulle dichiarazioni di SGB riportate dai media, inerenti alla determinazione recentemente assunta dal Tribunale di Bologna, è importante ristabilire la realtà. Il giudice ha accolto la nostra tesi sulla legittima esclusione di SGB dalle trattative e dal tavolo contrattuale sulla Banca ore e ha accolto, solo parzialmente, il ricorso del sindacato in merito alla omessa informazione sindacale. Ha chiarito che la partecipazione ai tavoli di contrattazione aziendale, sfociata nell’accordo del maggio 2022, non poteva che essere riservata alle sole sigle sindacali che avevano sottoscritto l’accordo territoriale a livello di Area Metropolitana, di cui i successivi accordi aziendali costituivano la prosecuzione e il completamento. L’esclusione di SGB deriva dal fatto che il sindacato ricorrente non aveva sottoscritto né il CCNL né il contratto territoriale del giugno 2018 di cui l’accordo aziendale costituisce il completamento”.
Anche il Consiglio di Amministrazione di Società Dolce, tenutosi lo scorso 13 febbraio, ha preso atto della correttezza del comportamento della propria direzione.
Ciò che invece il giudice ha ritenuto antisindacale è la violazione del dovere di informativa da parte di Società Dolce, a cui la cooperativa poteva opporsi, poiché si fa discendere un obbligo di informazione e confronto nei confronti di SGB, da una clausola di un Contratto Nazionale Collettivo di cui SGB non è parte. “Ma abbiamo scelto di non presentare opposizione – continua Segata – pur conservando le nostre ragioni. Sopportiamo lo sciopero indetto da SGB del 23 febbraio contro la Banca ore, manifestando, anche in quella sede, la nostra corretta impostazione e condotta. All’incontro in Prefettura a Bologna, SGB non si è presentato, ma noi, come abbiamo sempre fatto, informiamo e ci confrontiamo sul tema, con tutte le sigle sindacali, firmatarie e non firmatarie del CCNL, dove esse abbiano un’effettiva rappresentanza, o delle RSA”.
Intanto, SGB ha chiesto un incontro ai vertici della cooperativa, per spiegare loro le ragioni dello sciopero. Società Dolce resta aperta all’ascolto delle diverse posizioni, ma continuerà ad applicare la Banca ore, pur con un’ottica di miglioramento e rimuovendo eventuali deficienze organizzative e ricadute negative sulla retribuzione e contribuzione dei singoli. Un atteggiamento mite, ma determinato, quello della cooperativa, uscita da tre anni di pandemia quasi indenne, grazie alla professionalità, all’impegno e alla motivazione dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici.
“Un’esposizione reputazionale irresponsabile, come quella perpetuata da SGB, che non ricerca relazione né dialogo, non possiamo condividerla. Non solo: è nostro dovere fare chiarezza e difendere il posto di lavoro delle 4500 persone che ogni mese contano sulla solidità e responsabilità con cui la cooperativa opera. Sono loro, che vanno tutelati”.