Informazione, ricerca, sostegno. Si può riassumere così la conferenza promossa dalla Cooperativa sociale Società Dolce, “I volti dell’Alzheimer”, che si è svolta lunedì 19 ottobre 2015, presso la sala parrocchiale di Martorano di Cesena.
Il dottor Samorindo Peci, endocrinologo, ricercatore in Scienze metaboliche e direttore scientifico del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica, Cerifos, ha esordito spiegando ai numerosissimi partecipanti all’evento, con parole semplici e chiare, quali sono i sintomi che possono fare da campanello di allarme di una delle patologie oggi più diffuse al mondo: secondo i dati sono, infatti, circa 1 milione i casi di demenza in Italia, di cui 600mila quelli colpiti da Alzheimer.
I primi segnali sono spesso scambiati per sbadataggini, piccoli buchi di memoria, come dimenticare appuntamenti o dove sono collocati gli oggetti anche di uso comune ma, senza un intervento tempestivo, sono destinati a peggiorare, diventando difficoltà di orientamento, di linguaggio, perdita di peso, via via, verso un declino cognitivo e motorio sempre più drammatico.
Eppure, come ha spiegato il dottor Peci durante la conferenza, le soluzioni efficaci per combatterla e contrastarne l’evoluzione esistono. E non si tratta solo di farmaci, ma anche di agire attraverso la modifica dello stile di vita e soprattutto dell’alimentazione, elaborando un piano nutritivo adatto: ad esempio privilegiando le proteine animali e vegetali, incrementando l’assunzione di acqua e abolendo bibite dolcificate e zucchero.
Il dottor Peci ha inoltre posto l’accento sull’importanza del ruolo svolto dai caregivers, coloro che si occupano del malato di Alzheimer, spesso parenti, su cui grava un forte peso, sia dal punto di vista pratico che psicologico. L’esperto si è rivolto, infatti, anche e soprattutto a loro, spiegando quali strategie mettere in atto per gestire al meglio la malattia, sostenersi e sostenere il familiare colpito: un approccio alla cura che, secondo la filosofia del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica Cerifos, deve uscire dai binari della semplice cura dei sintomi per “osservare e curare l’uomo”, nel pieno rispetto della fisiologia umana.
Si è parlato, infine, anche di prevenzione, attualmente l’arma più efficace per diminuire il rischio di insorgenza, che oggi è facilitata anche da diversi test genetici, grazie ai quali è possibile conoscere il grado di predisposizione alla malattia in modo, eventualmente, di giocare in anticipo, riducendo sia il rischio di insorgenza della malattia che l’entità dei sintomi. Una scelta importante, questa, specialmente nei casi in cui in famiglia c’è già chi ne è affetto: se infatti, nella maggior parte dei casi l’Alzheimer si manifesta negli over 65 senza una specifica ereditarietà, è vero che i figli di una persona colpita hanno più probabilità di ereditarla.
Molto partecipata la presenza di chi ha aderito all’evento: alcuni dei quali, al termine della relazione del dottor Peci, gli hanno anche rivolto domande per sciogliere dubbi e hanno condiviso le proprie esperienze, dando vita ad un momento emozionante di confronto.
PUBBLICATO IL 25/10/2015