Nel 2015 l’economia italiana ha finalmente ripreso a crescere, seppur lentamente. “A questo risultato incoraggiante hanno certamente dato un rilevane contributo le principali aziende di Bologna e provincia, che nell’esercizio 2015 sono mediamente riuscite ad ottenere risultati meritevoli di plauso, aumentando la loro dimensione e capacità di generare reddito”. Queste le parole del prof. Antonio Matacena sulle pagine di Top 500 (l’analisi annuale delle prime 500 imprese di Bologna e provincia sulla base del fatturato 2015, presentata in data 15 dicembre 2016 con un inserto de Il resto del Carlino).
Continua ad aumentare il peso del comparto cooperativo all’interno dell’economia provinciale di Bologna. Le stime relative all’anno 2015 dimostrano come il trend sia ancora in crescita: quasi due terzi delle unità del comparto hanno migliorato il proprio risultato economico rispetto all’anno precedente. 52 cooperative presenti, più di 68.000 lavoratori, un fatturato aggregato di oltre 13 miliardi di euro. La cooperazione sociale ricopre una quota sempre più importante dell’intero comparto, rappresentando nello specifico il 12% delle imprese in classifica.
Società Dolce si attesta al 125° posto e mantiene anche quest’anno il primato tra le cooperative sociali presenti nella Top500; inoltre, con i suoi 2.775 lavoratori in attività si piazza al 14° posto per numero di dipendenti nella classifica generale.
Con un bilancio in positivo ed una redditività in crescita, Società Dolce rafforza la sua posizione nel panorama della cooperazione sociale a Bologna e provincia. “Nel 2017 prevediamo di superare gli 80 milioni di fatturato. Il principale driver di questo trend positivo sono i servizi residenziali per persone non autosufficienti, settore in cui cominciano a maturare i forti investimenti fatti”, ha dichiarato Pietro Segata, Presidente della Cooperativa Sociale Società Dolce. “Credo che per le cooperative sociali si aprano spazi enormi nel campo delle cure intermedie, della riabilitazione. Con la chiusura dei piccoli ospedali e l’accentramento delle acuzie nei grandi nosocomi, ci sarà sempre di più la necessità di strutture di prossimità per accompagnare e sostenere chi viene dimesso.”
PUBBLICATO IL 15/12/2016