Quando un cittadino usufruisce di una qualsiasi prestazione socio assistenziale o sanitaria in ambito pubblico, sa di riceverla da un professionista in regola.
Chi tutela, invece, coloro che per tempi di attesa, o scelta, si rivolgono al privato? Chi garantisce la qualità di un servizio, che si realizza direttamente tra domanda e offerta? In questi casi, ci si muove in un buco nero, dove può trovarsi di tutto: dalla badante che esegue l’iniezione senza essere infermiera, al “fisioterapista” che non ha la laurea, all’assistente che somministra terapie a prezzi a volte stracciati, per prestazioni erogate in nero, o con personale non in regola, senza contratto né assicurazione.
Società Dolce, chiuso positivamente il periodo di sperimentazione di Assistiamo, il servizio privato domiciliare assistenziale e sanitario, ha voluto tutelare i propri clienti, istituendo un organismo di concertazione e controllo sull’appropriatezza delle prestazioni offerte.
È nato così, il Comitato Consultivo Misto di Assistiamo (CCMA), composto da rappresentanti dell’Ordine dei Medici di Bologna, dell’Ordine dei Farmacisti di Bologna, dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Bologna, dell’ANCI, dell’ABAS – associazione bolognese degli amministratori di sostegno, utenti, familiari. Ad essi, nel corso dell’ultima riunione di pochi giorni fa, si è aggiunta Cittadinanzattiva, organizzazione fondata nel 1978, che, promuove l’attivismo dei cittadini per la tutela dei diritti, la cura dei beni comuni, il sostegno alle persone in condizioni di debolezza. Ad essa fanno capo il Tribunale per i Diritti del Malato e il Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici.
Tra i compiti del CCMA, vi sono la verifica dei servizi garantiti nella Carta dei Servizi, la messa a punto di strumenti di valutazione e controllo, l’ispezione a campione, la visione dei reclami e degli indicatori di qualità.