Delle 232.030 persone over 65, residenti nella provincia di Bologna, 42.926 sono state stimate non autosufficienti. È lo spaccato riportato da una recente ricerca Cergas Bocconi, che sottolinea come solo una piccola fetta di esse usufruisca di interventi da parte dell’ente pubblico, come l’assistenza domiciliare, o i servizi residenziali e semiresidenziali, direttamente, o attraverso l’accreditamento col privato.
Dove lo Stato non arriva, si apre purtroppo il raggio di azione del lavoro in nero, coi rischi connessi ad un impossibile controllo sull’attività svolta. O, peggio, si facilita la nascita di cooperative spurie, caporalato e agenzie irregolari.
I progetti e le iniziative ad integrazione dell’accreditamento, pur alimentate da buone intenzioni, non sempre ottengono i risultati voluti. Ne sono un esempio le azioni d’incontro tra domanda e offerta di badanti, che limitano, ma non cancellano il lavoro in nero e non danno risposte capaci di evolvere, al mutare dei bisogni dell’anziano. O azioni innovative, come le mutue, il welfare aziendale, o condominiale, dove si rischia la sovrapposizione di interventi e l’accentuarsi delle disuguaglianze sociali.
Sono riflessioni emerse al convegno col quale il consorzio Aldebaran ha festeggiato i primi dieci anni di attività. Attivo dal 2005 per il sostegno alla domiciliarità, opera con competenza ed esperienza, anche proponendo nuovi modelli di servizio.
“L’ottica è quella della tutela di lavoratori, utenti e territorio” spiega Sara Saltarelli, responsabile dell’ara Assistenza alla persona della cooperativa sociale Società Dolce: “Se la base della cooperazione sociale sono le persone e i valori quelli di solidarietà e partecipazione, si comprende come il nostro valore aggiunto sia l’essere parte del territorio, raccogliere istanze e bisogni dal basso e costruire risposte differenziate ed elastiche alle diverse necessità.”
Particolare attenzione è dedicata alla professionalità dell’operatore: “L’occuparsi di chi vive limitazioni legate ad un problema, dall’handicap, alla non autosufficienza dell’anziano, attraverso un lavoro di cura e assistenza, è una professione che non va data per scontata. In questi ultimi decenni si è lavorato molto affinché la cura non fosse lasciata solo al buon cuore, o a carico delle famiglie, ma diventasse una lavoro, quindi una professione qualificata”, continua Saltarelli.
E la qualificazione degli operatori delle cooperative sociali è stata anche la pronta risposta alla riduzione della spesa pubblica, quindi agli interventi sull’utenza: “Quando ho iniziato a lavorare come assistente di base – racconta Antonia, 40 anni – non avevo idea di quello che dovevo fare e ho imparato sul campo. Ho preso il titolo di operatore sociosanitario due anni fa e oggi posso dire di essere una professionista, perché vedo non solo quel che devo fare, ma capisco perché e come farlo. Ho accresciuto la mia responsabilità verso l’utente.”
Aldebaran è anche esempio di come la rete delle risorse faccia la forza: Ada, Ancora Servizi, Cadiai e Società Dolce hanno fondato il consorzio allo scopo di favorire lo sviluppo della cooperazione sociale, per i servizi a persone prevalentemente anziane, o comunque non autosufficienti. Partito con l’acquisizione dell’assistenza domiciliare in ventidue comuni della provincia, sperimentato il progetto Dimissioni protette nel distretto Pianura Est e avere adeguato i requisiti per l’accreditamento, il consorzio ha ottenuto l’accreditamento definitivo di tutti i contratti in essere nei sei distretti della provincia di Bologna.
Di Aldebaran fanno parte un consiglio di amministrazione, un ufficio commerciale, un gruppo tecnico e una solida organizzazione formata da oltre 500 OSS, 40 educatori, 30 RAA, 15 coordinatori e 6 referenti territoriali.
“Società Dolce – continua Saltarelli – ha garantito la continuità e la memoria storica tra il Consorzio e le istituzioni. Ero infatti presente al momento della fondazione e lo sono ancora oggi. Anche questo aspetto è importante e permette al consorzio di presentarsi come risorsa per progettare, innovare e integrare i servizi esistenti, attraverso un monitoraggio diretto sui bisogni delle persone.”
PUBBLICATO IL 03/02/2016