Sono trascorsi 37 anni da quel tragico 2 agosto 1980 quando una bomba nella sala d’attesa della stazione di Bologna uccise 85 persone, ne ferì 200 e portò paura e disperazione non solo in città ma in tutta Italia. Erano le 10,25 di una mattina di piena estate, le lancette dell’orologio sul piazzale oggi ancora ferme a testimoniare in maniera indelebile una delle pagine più cruente e oscure della nostra storia.
La vittima più giovane fu una bimba di soli 3 anni, Angela Fresu, divenuta volto tra tanti volti di una strage di cui restano ancora ombre ed interrogativi. Giuseppe Stampone e la sua mano d’artista hanno scelto di rappresentare proprio il suo viso per fissare, anzi radicare nella memoria di chi lo osserva la forza evocativa di un futuro spezzato sul nascere.
A contrastare la delicatezza del tratto della penna BIC utilizzata dall’artista per realizzare l’opera, la parola chiave scelta per racchiuderne il senso: NEGATION. Una negazione o semplicemente un non-senso che ancora oggi avvolge la strage e le sue vittime, un silenzio che stride con la voglia di giustizia e verità.
Il ritratto della piccola Angela Fresu, parte integrante della collezione Global education/Made in cooperation, assume in questa ricorrenza un significato ancora più simbolico perché donata alla Cooperativa Sociale Società Dolce, insieme alle altre 25 opere che compongono questo Abecedario della Cooperazione, “come riconoscimento per la sensibilità e la professionalità dimostrata nel percorso artistico intrapreso insieme”.
L’intera collezione, esposta presso la sede di Società Dolce in via Cristina da Pizzano n. 5, assume pertanto un valore che va al di là di quello puramente economico e stimato in € 60.000, in quanto momento di sintesi di un progetto formativo e creativo di cui l’artista è stato parte essenziale insieme ai Soci della Cooperativa.
PUBBLICATO IL 02/08/2017