Suona la sveglia e tutto ricomincia inesorabilmente come il giorno prima. Mi vesto e scendo in strada. Il tragitto in auto è spettrale, il silenzio ha un posto d’onore. Arrivato in struttura, comincia la vestizione: l’aria che si respira tra colleghi non si direbbe un cambio turno, ma la sostituzione che dai ad un soldato che ha terminato il suo servizio. Incontro chi smonta da notte, visi cianotici per le mascherine, sguardi con una costante e sottile preoccupazione per il prossimo turno che verrà. Ma siamo forti. Se volete comprendere il concetto di forza interiore, è in questi luoghi, che si percepisce la grandezza e la capacità dell’essere umano, l’abnegazione e il dovere verso gli altri.
In infermeria indosso la mascherina e provo la febbre: arruolato anche per oggi! Il lavoro si svolge come solito, ma qualcosa è cambiato: un ospite tossisce e si valuta subito qualche giorno in quarantena. Ogni persona è allontanata almeno un metro dalle altre.
A volte mi domando come gli ospiti possano vederci, nascosti dalla mascherina che toglie espressività. C’è una nuova dimensione nel percepire gli altri: dove metà viso scompare, lascia spazio agli occhi e ogni sguardo diventa un attimo eterno. Anche negli ospiti anziani, su un corpo invecchiato, gli occhi non conoscono il decadimento della bellezza.
Inizio le videochiamate coi familiari, con la responsabilità di fungere da tramite. Un anziano dice: “Sembra d’essere tornati in guerra, quando ci si mandavano le lettere…solo che ora si usano questi telefoni”.
Una signora di 98 anni vuole parlare col figlio. Da un po’ è allettata e lui non può accedere alla struttura per farle visita. Assisto alla gioia della madre e ascolto la voce del figlio, piena di emozioni che sai resteranno per sempre, come se ognuno di noi percepisse che il giorno successivo se ne sarebbe andata. Che tristezza e che emozioni dà questo lavoro! Siamo piccole luci su un piccolo pianeta, è ora di fermarci a riflettere e vivere per ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Fermiamoci un attimo…il tempo è lento, quasi dilatato, ascoltiamo il respiro delle virtù e delle emozioni scivolare sulla tavola di un quadro ancora da dipingere. Un bellissimo quadro.
Ares, animatore
Ex tirocinante di Società Dolce, Bologna
PUBBLICATO IL 11/05/2020